CERDA (PA) – PAESE DEI CARCIOFI E DELLA TARGA FLORIO






Cerda è una piccola cittadina posta in una zona collinare nella provincia di Palermo.

Il comune è legato a due antiche tradizioni, la coltivazione dei carciofi tipici palermitani, per intenderci quelli con le spine, e altra antica e storica Targa Florio, voluta da quei Florio di cui oggi più che mai si cantano le gesta di una audace imprenditoria del secolo passato.

Da palermitana dirò sempre che i carciofi di Cerda hanno un gusto diverso da tutti gli altri e oggi si possono gustare in mille ricette proposte dai ristoranti del luogo che si sono attrezzati per fare di quest’ortaggio un momento speciale di gusto e tradizione.

Sempre per i miei natali parlare di Targa Florio è rinverdire ricordi della mia infanzia e della mia gioventù.

La passione per le auto era di casa nella mia famiglia e presto l’Alfa Romeo divenne l’unico marchio di auto per tutti i componenti adulti. A quel tempo di Targa Florio si parlava ad ogni incontro familiare, già a Natale.

Si organizzava per tempo la domenica della gara, coinvolgendo anche altri amici appassionati che conducevano con loro le famiglie e a noi bambini veniva solo anticipato che il sabato precedente la gara si dormiva poco e si partiva prestissimo.

Cerda dista da Palermo solo 60 km, ma noi partivano alle 3 di notte perché dovevamo raggiungere il bivio di Caltavuturo, percorrendo altri 20/25 km.

Quel bivio dove molti tifosi si appostavano per potere vedere dall’alto quelle 2 o 3 curve in cui le auto rallentavano, risultando riconoscibili, per poi vederle sfrecciare in nuova corsa sfrenata per un lungo tragitto.

Per raggiungere quei luoghi transitavamo sul circuito, davanti alle tribune ancora deserte, data l’ora, e alla domanda del perché non andavamo anche noi in tribuna per assistere alla gara la risposta era che da lì si vedevano solo le macchine sfrecciare, ma il fascino di una gara lo vivi quando riconosci l’abilità del pilota, e quella la vedi nei tracciati misti.

Targa Florio è stato il mito della corsa su misto.

A noi bambini la gara in quegli anni diceva poco o niente, ci entusiasmava la levataccia che ci vedeva sonnecchianti pronti per la gita, poi, seguendo i grandi, partecipavamo con grida e saluti al passaggio delle vetture che lasciavano dietro di sé quel forte odore di olio bruciato che tanto ci piaceva e a me pare di sentirlo ancora.

Per tanti anni questo è stato un appuntamento mai perso. L’ultima Targa Florio che ricordo è quella mitica del 1975.

Vinse Nino Vaccarella tra il fragore di tutti con una Alfa Romeo che ha ben poco delle prime vetture che vedevamo gareggiare da bambini. Macchine sempre più potenti e con motori che rombavano fino a sentirli scoppiare dentro il petto.

Noi non eravamo più bambini, ma giovani e con la passione delle gare automobilistiche, più esperti di allora, ma sempre arrampicati su una collinetta di Caltavuturo.

TARGA FLORIO … UN BELLISSIMO RICORDO.

Devo riportare per onore di memoria una bellissima poesia sulla Targa Florio che recitava Renzino Barbera in un misto tra siciliano e italiano

CERDA UNA VOLTA
— Raccontami una storia.
— Una storia? che storia vuoi!
— Una storia di paladini.
— Paladini? .. eccoti la storia!
— C'era una volta ...
— No! .. CERDA UNA VOLTA...
Era un piccolo paese: ,
un campanile condito,
con un pizzico di case,
come una barca « nica, nica, nica »,
sperduta dentro un mare di muntagne.
Ma un ghiornu di Maggiu di sessant'anni fa,
Cerda diventò « una capitali !»
di Cerda, si parlò, pure a Milano.
Un vecchio olivo, di centocinquant'anni,
che sta affacciato al lato della strada,
che passa « a tempo di polka » pu paisi,
quando a Settembre nascono le olive,
li teni boni cuntannuci una storia:
'nà storia di paladini senza spada,
armati d'occhialuna e di curaggiu.
La favola la scrisse un certo « Florio »,
un uomo: scaltru comu un saracinu ...
cu la figura d'un principe normannu ...
la gioia di l'arti d'un anticu grecu ...
signuri « di vita » comu nu spagnolu ...
e giustu e forti comu nu rumanu! ...,
Tira la summa: lu veru sicilianu!
Tutto cominciò con un manifesto,
appeso a Cerda, a Ganci, a Petralia,
e poi gridato a forza di tamburo:
Duminica cci sunnu li cursi d'automobili!
tiniti attaccati in casa: cani, porci e gaddini!
chi muore, muore a conto suo,
e lu Sinnacu ... sinni scutulia!
Era di Maggiu e in tutta la Sicilia
l'estate torna c'un gran surrisu 'i suli,
frusciannu tra lu granu ancora virdi,
a pedi nudi, vistuta 'i gelsomini
e 'nà corona in testa di zaghera regina.
L'alivu sinni stava ad occhi chiusi,
quannu senti arrivari... i paladini...
cu l'elmu biancu di paglia lavorata
e li curazzi... di linu 'mmaculatu,
un paio di baffi o postu da celata,
armati sulu di guanti e bastuncino. ,
E poi tre dame: fiorite comu rami
e c'un cappeddu precisu a un paralumi.
Una dama divintò di ciralacca
perché ... l'amico si levò la giacca; ...
ai cavalieri cci vinni u svenimentu
perché ... una dama s'avia livatu un guantu ...
L'olivo, era già meravigliatu pi sti figuri
di... « uomini farfalla »....
quanu successi la fini du creatu: .
Prima arrivò un urlu, prolungatu,
comu tempesta si Diu fussi arrabbiatu! ...
E vinni di la valli, ... s'ingrossa e la muntagna ...
un mazzu di margherite sbucciaru di spaventu ...
e persi, un ficudindia, tutti li so spini...
c'era 'na vacca sempri a testa bassa
e alzò li corna quantu un campanili...
lu granu si drizzò ... un passero scappò;...
l'alivu, s'afferrò cu li radici ,a terra
e cu li rami in ciclo gridò: MISERICORDIA!
E poi arrivò lu mostru currennu all'impazzata.
Vuoi dire già spavento « tremare come foglia »
figurati 'n'alivu ca n'avi settimila !
di mostri, nni passaru quantu una caterva:
a sulu, a dui, a quattro, ... murrrdennusi la cuda,
pi tutta la jurnata, senza pighiari fiatu.
E poi vinni la notti, ca nun sapiva nenti;
allura li civetti, li griddi e li cicali
cci misiru a cuntari di la jurnata pazza. , ;
— e l'albero d'olivo? ... è morto di spavento? :
— Ma no, bidduzzu miu,
l'olivo è giudizioso !
capì che si trattava di un grande avvenimento.
Ed ora ogni anno aspetta la dolce primavera;
e sane ritornando, tornando primavera,
s'un torna 'sta collana di mostri a fare guerra
vuoi dire che la guerra, purtroppo, c'è davvero!
E... sapessi quanto è bravo, adesso, quell'ulivo!
con una sola occhiata capisce:
cilindrata, cu è lu guidaturi,
chi marca è lu muturi, saluta a ogni passaggiu
e quando resta solo, parlando al ficodindia,
si mette un ramo in fianco e dice: sull'onore! ...


Nun fazzu ogghiu d'aliva, Ma ogghiu pi muturi!"


Buona lettura… Zia Franca

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